giovedì 2 settembre 2021

Terry: il destino di un attore

 


Terence è indubbiamente un personaggio che buca le pagine, dotato di carisma e fascino, irruente e impulsivo, di grande nobiltà d’animo, e dotato di una particolare gentilezza e dolcezza. Come ci viene presentato però Terry nel romanzo?

Compare la prima volta a pag. 179 del primo volume, Candy è sulla nave che la sta portando in Inghilterra e alla Saint Paul School e l’atmosfera è questa:

Tenebre e foschia, il rumore delle onde che si infrangevano in basso contro la nave, gli spruzzi bianchi che si alzavano all’improvviso nel buio della notte…” (CCFS, pag. 179, vol. 1)

Sorridendo, Candy volse lo sguardo al cielo notturno, buio e privo di stelle, che di tanto in tanto appariva tra la nebbia.” (Pag. 180, vol. 1)

Il vento si era fatto ancora più gelido e il ponte era percorso da una nebbia simile a un invisibile scialle bianco portato dalle ninfe notturne.” (Pag. 182, vol. 1)

La nebbia si spostava senza interruzioni, coprendo il profilo del ragazzo […] (CCFS, pag. 182, vol. 1)

La nebbia si diradò di nuovo rendendo di nuovo visibile il profilo del giovane. (CCFS, pag. 182, vol. 1)

La luce che aveva visto poco fa nei suoi occhi doveva essere stata un abbaglio.” (CCFS, pag. 183, vol. 1)

Era arrabbiata con se stessa per essersi fatta abbindolare per un attimo, ingannata dall’apparente somiglianza con Anthony.” (Pag. 184, vol. 1)


L’atmosfera creata da Nagita per raccontarci l’apparizione di Terry nella storia richiama esattamente la comparsa di un attore sulla scena. E i termini usati nel descriverla sono tutti inerenti all’illusione scenica creata dall’attore sul palcoscenico: nebbia, abbaglio, inganno, magia. Proseguendo con il racconto, vengono nuovamente utilizzati termini teatrali:


Terence G. Granchester. Quella notte aveva avuto la sensazione che Anthony fosse tornato in vita, ma forse era stato merito della magia della foschia.” (CCFS, pag. 202, vol. 1)


Terry compare agli occhi di Candy come illusione, abbaglio, quasi fosse dotato di poteri magici in grado di affascinare e stordire chi gli sta intorno. Possiede carisma, presenza, la sua personalità oscilla continuamente tra luce e ombra, tra sogno e realtà. Quando Candy lo ritrova alla Saint Paul, di nuovo la sua entrata in scena è quella di un attore sul palcoscenico:

All’improvviso nella chiesa si udì un forte rumore, e tutti alzarono il viso di scatto.” (CCFS, pag. 201, vol. 1)

Terence se ne sta a braccia conserte appoggiato a uno dei banchi della chiesa, risponde con tono sfrontato ai rimproveri per poi inchinarsi con gesto affettato, da vero cavaliere, e uscire dalla chiesa e dalla scena:


Con atteggiamento studiato, Terence si sistemò sulla spalla la giacca grigia che si era sfilato e si incamminò verso l’uscita” […] (CCFS, pag. 201, vol. 1:)


Il suo arrivo ha spezzato il momento, si è preso tutta la scena, ha fatto il suo piccolo spettacolo personale e se n’è andato, dopo aver catalizzato su di sé l’attenzione di tutti i presenti, ammutoliti.


Non appena se ne fu andato, la chiesa sembrò rianimarsi” (CCFS, pag. 202, 1)

Ogni volta che Terry compare nel racconto è avvolto dalla nebbia, dall’ombra, quasi fosse qualcosa di evanescente, di non reale. Candy lo ritrova nuovamente nel bosco della Saint Paul, finite le lezioni, dove si confonde tra luci e ombre, assorbito da esse:

 In un attimo, la luce che filtrava tra i rami degli alberi si tinse di grigio. [...] Vide un cavallo grigio che correva nella sua direzione. Controluce non riusciva a vedere chi lo stesse cavalcando” (CCFS, pag. 203, vol. 1)

 

L’animale scomparve alla vista, come assorbito dalla luce che filtrava tra gli alberi.” (CCFS, pag. 205, vol. 1)

Ho avuto di nuovo l’impressione che si trattasse di Anthony, anche quando mi sono ripresa…” […] Sul ponte, le era sembrato di veder brillare gli occhi del ragazzo, ma forse anche quella era stata un’illusione.”( CCFS, pag.213, vol.1)


Di nuovo, Terry si presenta a lei come illusione. Le sfugge, lo scambia per Anthony, capisce che è un’altra persona, lo scambia per Anthony di nuovo… tutto in lui le crea confusione, in una sospensione continua tra sogno e realtà.

Quando Candy litiga con Neil, di nuovo Terry appare minaccioso come un’ ombra:

All’improvviso, da dietro un albero, comparve un’ombra che afferrò strettamente Neal per il bavero.” (CCFS, pag. 213, 1)

E di nuovo, lo ritroviamo comparire/sparire dalla nebbia:

Il giovane andava sparendo nel bosco bianco, ancora immerso in quello che restava della foschia mattutina.” (CCFS, pag. 221, vol, 1:)


Quando sbaglia camera in seguito alla rissa e finisce in quella di Candy, di nuovo ci viene presentato come un’ombra:

Vide l’ombra di qualcuno che si aggrappava alla tenda e cadeva a terra.” (CCFS, pag. 227, 1)


Quando in seguito Candy andrà nella sua camera e troverà la foto di Eleanor, di nuovo ci troviamo a che fare con il termine magia, incantesimo, e la forte personalità di Terry, di fronte alla quale Candy è totalmente soggiogata:

Terry, appoggiato alla porta, la fissava con occhi freddi e inespressivi. Come sotto l’effetto di un incantesimo, Candy non riusciva a muoversi. (CCFS, pag. 239, 1)


In Scozia, quando Terry salta la festa in bianco e porta Candy a cavallo nella sua villa, di nuovo Nagita ci mostra quanto la sua presenza oscuri chiunque gli stia intorno:

Terry si era alzato, proiettando la propria ombra su di lei.” (CCFS,pag. 30, 2)


Terry è avvolto da nebbia, ombra, ma catalizza la luce su di sé e la spande intorno, esattamente come un attore consumato sulla scena. I momenti in cui Terry splende, brilla, sono quando è impegnato in qualcosa di creativo: quando suona il pianoforte, quando recita sul palco:

La musica che sgorgava dalle sue mani sembrava quasi un fascio di luce” (CCFS, pag. 42, 2)


Non è un caso che la luce investa Terry nel momento in cui prende la nave, abbandona Londra e insegue la realizzazione del suo sogno in America:

A poco a poco la foschia si diradò […] . La nave adesso luccicava, quasi fosse cosparsa di polvere dorata, mentre sul vasto oceano si stagliava una strada così luminosa da essere quasi accecante. “ (CCFS, pag. 105, 2) 

Terry splende sul palco. Terry è nato per fare l’attore, il fine del suo personaggio è realizzarsi in quanto tale. Nagita ce lo ha presentato in questo ruolo fin dalla sua prima apparizione, delineando la sua personalità in base a questa funzione. Non ha descritto un ragazzo che ha fatto dello scopo della sua vita la felicità di Candy, alla quale per ben due volte .- a Londra e a New York - si limita ad augurare di essere felice, ma un ragazzo che grazie a Candy ha capito che la sua vita era il teatro.

Lo stesso rapporto tra Candy e Terry è basato sul concetto di magia, illusione, una parentesi intensa e bellissima all’interno della realtà della vita. Abbiamo così la finta collina di Pony, foglie che cadono anzitempo, incontri mancati una volta che la magia ha esaurito il suo potere.

La stessa Candy adulta ci parla di lui come attore, non come uomo:

La sua voce profonda, né particolarmente acuta né particolarmente bassa, la sua intraprendenza e il suo sorriso così delicato e gentile da riuscire a smuovere qualsiasi cuore. “ (CCFS, pag.138, 2)

È il Terry attore che Candy sta descrivendo nei suoi ricordi al presente.

Lo stesso troviamo nella lettera ad Eleanor:

All’improvviso, infatti, è sembrato che la luce di Terry riprendesse vita, e per un istante ho visto risplendere in lui la luce di un tempo” (CCFS, pag. 200, 2)

Candy non sta dicendo che ha rivisto rinascere Terry in quanto uomo, ma che ha ritrovato la luce di Terry in grado di ammaliare chiunque sul palcoscenico. E nella lettera non spedita non si rivolge al Terry uomo, non è al ragazzo di cui era stata innamorata a cui vanno i suoi pensieri, ma al Terry attore, che lei accompagna sul palcoscenico:

Terry… non dimenticarti che in un angolo delle campane americane c’è un’accanita ammiratrice di Terence Graham. Non dimenticarti che, quando sali sul palco, io sono lì, ad applaudirti con tutte le mie forze.” (CCFS, pag. 204, 2)


L’ultimo accenno a Terry da parte di Candy lo ritroviamo nella lettera ad Anthony, sul finire del romanzo. Di nuovo, Candy/Nagita utiilizza per congedarci da lui lo stesso termine scenico usato per la sua entrata in scena:

A Londra mi sono sentita attratta da un ragazzo” (CCFS, pag. 237, 2)

Ho usato il termine “attratta”, e non quel “legata” della traduzione italiana, perché è di attrazione che si parla nell’originale giapponese.

Candy fa sapere ad Anthony di essere stata attratta da Terry, affascinata dalla sua personalità e dal suo carisma, quasi fosse stata in balia di un sogno. Non usa la parola innamorata, ma attratta: ammaliata dalla sua forza attrattiva, come una falena verso la luce. Terry era stato qualcosa più grande di lei, totalizzante come tutti gli amori adolescenziali, bellissimo e irreale come un sogno di mezza estate, destinato a crollare però, finito l’incantesimo, contro il muro solido della realtà.

Perché Candy, alla fine, come stavano le cose lo aveva già detto a Terry a Londra sulla loro finta collina di Pony:

Io mi chiamo Candice White Ardlay. Non accetto altri nomi, chiaro?” (223, 1)



Fanart: credits ad Asuka Ikuina


mercoledì 30 giugno 2021

Within the Wind

 

 


 

 

 

Within the wind


Il love the wind.

Within the wind my beloved is shimmering

That is why I love the wind

I love the voice of the wind.

Listen...I can hear it…

the familiar voice of the one I yearn for calling out to me.



Kaze ga suki.

Kaze no naka niwa itsumo daisuki na hito*ga yureteiru kara**

Kaze ga suki

Kaze no koe ga suki

Hora kikoetekuro

Natsukashii*** hito no yobi koe**** ga…


Nel vento


Amo il vento.

Nel vento scintilla il mio amato.

Per questo amo il vento

amo la voce del vento.

Ascolta...la posso sentire…

la voce familiare di colui che più desidero mi sta chiamando.



Questa poesia, che si trova in apertura del secondo volume delle Novelle del 1978, penso sia altamente simbolica del sentimento provato da Candy nei confronti di Albert. C’è nostalgia, la mancanza di qualcosa che hai toccato e vissuto (natsukashi), c’è amore, il desiderio di ritrovare quella persona e quelle sensazioni. Abbiamo l’ineffabilità di Albert, con quel suo ondeggiare luminoso nel vento. Abbiamo la materializzazione di quel legame profondo che li unisce, perché Candy sente la sua voce chiamarla come in Ashita ga suki (la poesia che poi è andata a formare la sigla finale dell’anime, scritta anche questa da Nagita), come volesse attirarla fino a lui. Non ti preoccupare Candy, io sono sempre lì, su quella collina, e ti sto aspettando…

Albert ha aspettato a lungo Candy dal momento in cui capisce di esserne innamorato. L’ha sempre lasciata libera, ma è sempre stato presente quando lei aveva bisogno di una spalla su cui appoggiarsi o semplicemente piangere. Perché Candy ha mostrato le sue lacrime solo a lui. È il suo punto fisso, la sua roccia. Albert è sempre stato un mistero per Candy, solido ed evanescente allo stesso tempo, un attimo prima è lì e quello dopo è sparito, nel vento.

Anche in FS Albert è sempre associato al vento e alla luce, alla brezza leggera che accompagna ogni suo arrivo, compresa la brezza leggera che si alza dall’Avon nel presente di Candy in FS, e che preannuncia il rientro a casa di Anohito.

La voce di Albert arriverà sempre fino a Candy, nella brezza leggera che aleggia intorno a lei e nel suo cuore. Lui la chiama, lei lo avverte, sa che è lì per lei e che la sta aspettando.

Su quella collina, dove si rivelerà come principe, quando lei sarà ormai in grado di riconoscere quell’amore. Albert la chiama, lei lo cerca… quando sarà pronta a trovarlo capirà anche perché la sua voce le arrivava attraverso il vento. Perché cercava quella voce, perché la desiderava. E lo capisce quando la voce di Albert e del principe si fondono in una voce sola.

Amo questa poesia, troviamo tutta la nostalgia, il desiderio, il profondo legame che unisce Candy e Albert in quattro versi, che racchiudono anche il senso del romanzo: il principe/Albert è lì, aspetta Candy, la chiama affinché ritrovi la strada e torni da lui, quando avrà fatto le esperienze necessarie per comprendere l’amore e sarà pronta a realizzare ciò che lui rappresenta e ha da offrirle.


Lascio le note della traduttrice i i ringraziamenti a Sweetpoupee per la traduzione e gli approfondimenti.




*daisuki na hito: the litteral translation is the most favorite person, but this is not the correct meaning nor usage of the term.

This means someone that one loves, a beloved. The complexity arises from the term “suki”, which means “like”, but depending in the context, it is also used to say “love”, express an passionate attraction, to a lover. You can say “I like ice cream” (Ice cream ga suki), and it is understood you like ice cream. But when applying it to a person, it means love, or at least a romantic attraction.


**Yurete: directly translates to shake, but in the english language, shake denotes a more violent, rough movement (earthquake shakes, one shakes in fear ecc..). In Japanese, the nuance shows a “swaying”, “shimmering” type of movement and light.


Kara: means because, since, the subjective reason/cause of something


Credits all'immagine: Yumiko Igarashi

***Natsukashi: (no equivalent in english, it is nostalgia, yearnig for something in the past, fondly remembered, that you miss something as you remember it). Also contextually a yearning for the days past or something that you miss.

The archaic use of this word directly meant: beloved, dear, cherished, sweet


****Yobi koe: no direct translation. It is the “calling voice”, a voice calling out to you.



sabato 29 maggio 2021

CANDY CANDY UN ROMANZO GIAPPONESE






Candy Candy è un romanzo scritto dalla giapponese Keiko Nagita. Nessuno, a cose normali, dubiterebbe che esso sia una storia giapponese visto che la sua autrice lo è e le origini di questa storia vanno indietro nel tempo, alla metà degli anni 70 ed ancora prima, quando cioè il Giappone era diverso da quello di oggi e la giovane scrittrice Kyoko Mizuki, questo era lo pseudonimo che usava allora, partorì la sua storia, poi illustrata dalla altrettanto giovane artista Yumiko Igarashi, dando così vita all’omonimo manga.

E’ vero, Nagita ambientò la sua storia in occidente, tra gli USA e l’Europa, perché allora, come lei stessa ha rivelato in un’intervista a Parigi, in occasione della presentazione della versione in francese del suo romanzo, era quello che il pubblico femminile giapponese chiedeva: storie non ambientate in patria ma all’estero. Nagita aveva tratto ispirazione, come lei stessa afferma, da racconti occidentali come Pollyanna, la Piccola Principessa, Anna dei tetti verdi, ecc.

Intervista a Bulle-Shoujo, 19 marzo 2019:

“Keiko Nagita : Depuis très jeune j’avais envie d’écrire des romans pour jeunes filles, des romans que j’adorais tels que : Anne et la Maison aux Pignons Verts, Pollyanna ou Princesse Sarah. J’écrivais souvent dans mon coin et à 17 ans j’ai obtenu un prix dans une revue qui publiait ce genre de romans. Puis à 19 ans, j’ai pu faire mes débuts et j’ai eu ma première publication de roman pour jeunes filles.

Un éditeur de mangas a repéré mon premier roman publié et m’a proposé d’écrire un scénario de manga. A l’époque, dans les mangas japonais, il y avait beaucoup d’histoires qui se passaient à l’étranger et on pouvait écrire des histoires dans des univers dont on avait envie. Du coup, j’ai voulu faire la même chose. Donc j’ai écrit énormément de scénarios de mangas qui se passaient dans des pays où je n’étais jamais allée, tels que la Finlande, l’Allemagne, l’Italie et les Etats-Unis. Le pays qui est le plus apparu dans mes scénarios de mangas, c’est la France.”

Il fatto che teatro della vicenda siano paesi diversi dal suo non significa però che Nagita, che per sua stessa ammissione non aveva mai vissuto nei luoghi in cui aveva ambientato le sue storie, si fosse come per magia spogliata della propria cultura e delle proprie tradizioni al punto da scrivere un racconto totalmente ed unicamente occidentale, in cui nessun influsso orientale traspare ed in cui nessuna azione compiuta o caratteristiche comportamentali dei personaggi siano in alcun modo ricollegabili alla cultura del sol levante. 

Ma un romanzo è sempre frutto dell’esperienza e del vissuto del proprio autore e Candy Candy non fa eccezione, non solo; il fatto stesso che sia stato scritto in giapponese, una lingua profondamente diversa da quelle in cui poi è stato tradotto per arrivare a noi, ossia: italiano, francese e spagnolo, è un aspetto molto importante, poiché quella giapponese è una lingua, così come una cultura, di alto contesto quindi, per la piena comprensione del messaggio, si necessita la conoscenza del contesto, del background, altrimenti si può fallire di comprenderla pienamente. 

Le lingue che appartengono a culture ad alto contesto non sono mai dirette nell’esprimersi e ciò che il soggetto, in questo caso la scrittrice, vuole comunicare può essere sfuggente a coloro che di quella lingua così come di quella cultura non conoscono i codici perché possono non comprenderne tutte le sfumature. In parole povere colui che legge deve essere in grado di trarre dalla lettura sia ciò che è propriamente scritto che il messaggio sottinteso dalle parole.

Nel romanzo Candy Candy Final Story, di quanto detto ci rendiamo presto conto tutte le volte in cui incontriamo lettori e lettrici che negano l’intenzione di Nagita di raccontare l’amore di Candy ed Albert. Candy dice di amare Anthony e dice anche di amare Terry e lo dice “all’occidentale”, ma non lo afferma mai in modo esplicito rispetto ad Albert. Ergo, secondo alcuni, Candy ed Albert non si amano.

Ma siamo sicuri che per Albert, Candy non provi qualcosa di altrettanto se non più profondo di ciò che ha provato per gli altri due innamorati? Cosa fa Nagita per dirci che Candy ama Albert? Come ce lo dice? Siamo sicuri che non averlo detto in modo plateale basti a negare questo sentimento?


1. Amore e gratitutidine

Premesso che al ti amo, detto in modo diretto, i giapponesi preferiscono far comprendere i propri sentimenti all’interessato girando attorno alla questione, amore in giapponese è comunque esprimibile in modi diversi perché ogni parola racchiude in sé il senso profondo di quello che significa. 

Se Suki è il “mi piaci” e Koi è l’innamoramento con le connotazioni dell’eros, Ai è l’amore completo e maturo, ma con delle sfumature che permettono, “in base al contesto”, di poter capire se quell’Ai presuppone amore (famiglia) o l’amore di coppia. Come possiamo esprimere tutto questo con una parola sola “amore, love, amour“ quando la situazione è tanto più complessa e variegata?

E’ in relazione all’amore e gratitudine di cui all’ultima lettera di Candy ad Albert, in FS, che vorrei soffermarmi per dimostrare che proprio rispetto alla storia di questi due personaggi, Nagita ha dato il massimo del proprio essere giapponese e che mentre si cercava in mille modi, durante la conferenza stampa a Parigi, di farle ammettere che non c’è alcun senso profondo in quelle parole con cui Candy chiude la lettera, nulla che rimandi a sentimenti romantici, perché quella è un’espressione squisitamente “occidentale”, di fatto ci troviamo proprio all’opposto, perché è proprio lì, in conclusione della corrispondenza tra loro, che viene definita l’evoluzione del rapporto tra Candy ed Albert, i due veri ed assoluti protagonisti della vicenda, che non solo ruota attorno a loro ma che racconta principalmente proprio come il loro rapporto sia cambiato dal loro primo incontro fino ad arrivare a quella lettera che si chiude così.

Con amore” dice Candy, ma di che amore stiamo parlando? Ma di Ai, naturalmente! Se Candy nell’originale usa quella espressione, un’espressione forte che raramente viene usata, e lo fa per definire cosa prova nei confronti di William Albert, non è cosa da poco, perché ci conferma che il loro rapporto, un tempo solo di solida amicizia, certo, è però avanzato e si è trasformato in qualcosa di profondamente diverso, ma non solo; Candy non parla solo d’amore ma anche di gratitudine. Inspiegabilmente, per qualcuno, la gratitudine metterebbe un segno meno alla parola amore, quindi se Candy prova gratitudine per Albert significa che non lo può amare come una donna ama un uomo, ma come una devota figlia adottiva o sorella minore o come oggetto della sua benevolenza. Chi pensa questo però ragiona in modo sbagliato sia in occidente che in oriente, perché gratitudine è piuttosto un valore aggiunto e lo è tanto più proprio perché stiamo parlando di un romanzo giapponese. Perché? Perché in Giappone dove raramente si parla d’amore in modo esplicito, in molti casi si usa il concetto di gratitudine per dire ti amo. Molto spesso in quella cultura le persone preferiscono esprimere la loro gratitudine verso la persona che amano, con cui dividono la vita, invece che parole d’affetto. Ecco perché in giapponese, dire di essere grati è visto come un modo per dire che amiamo. Quindi, poiché in questo caso Candy usa entrambe le parole “amore e gratitudine”, in pratica dice di amare Albert due volte o meglio, gli dice di amarlo molto ed è come se chiudesse la sua lettera così : “Con tutto il mio amore”.*

I termini “Amore (Ai) e Gratitudine” esprimono concetti altamente considerati nella società giapponese. Kokoro to Kansha wo Komeru, significa “aggiungo ai miei sentimenti anche la gratitudine”; la gratitudine aggiunge quindi, non toglie, importanza a ciò che si prova per l’altro, “Ai to Kansha”. E la lettera di Candy ad Albert così emotiva e sentita, rappresenta l’equivalente di ciò che lei gli direbbe di persona.

Bisogna quindi ricordare sempre, leggendo una storia come questa, che nel linguaggio vi sono sfumature che se non colte non permettono una comprensione piena e non mi riferisco solo della bravura del traduttore nel saperle esprimere in una lingua completamente diversa ma anche al lettore, cui si richiede di leggere con mente aperta, in modo da non perdere la ricchezza del racconto solo perché ciò che l’autore intende dire, non lo dice con le modalità che noi occidentali siamo abituati a trovare nei nostri romanzi.


2. Le caratteristiche dei personaggi

Pensiamo ora alle caratteristiche dei personaggi, per esempio Terence, ossia colui che potremmo definire un po’ il bad boy della vicenda, il bello e dannato dai capelli lunghi che tanto piace alle donne ma che in realtà rappresenta un archetipo non solo della narrativa occidentale ma anche di quella giapponese ed effettivamente, Terry, sembra rifarsi per molti versi, al personaggio del samurai fuorilegge dai capelli lunghi che divenne un Ronin solitario dopo essere stato scacciato, disconosciuto, dal suo padrone e quindi decide di fuggire proseguendo la propria vita da lupo solitario, divenendo per questo motivo il Bad Boy Giapponese per antonomasia. 

Ma Terry è giapponese fino al midollo proprio nel momento cruciale della sua parabola narrativa quando cioè compie il grande sacrificio in nome dell’onore e per un debito di riconoscenza che sente di avere nei confronti di Susanna che lo ha salvato.

Questa parte della storia, mai accettata in occidente, è invece stata perfettamente compresa ed accettata del pubblico giapponese, (una vicenda analoga la ritroviamo anche in un altro manga giapponese Lady Georgie) a dimostrazione che il pubblico cui era originariamente destinata la storia, ha riconosciuto il sacrificio di Terence ed anche quello corrispondente di Candy, come parte di un ordine naturale, fatto di tradizioni e regole non scritte, ma che esistono in quel paese ad indicare come è appunto naturale comportarsi di fronte a certe scelte che la vita ti può mettere davanti.

Del resto anche la scelta di Albert di abbracciare il ruolo di capofamiglia e di rinunciare così alla libertà e al desiderio di viaggiare che gli è proprio è profondamente collegato al senso del dovere e del sacrificio che insegna a mettere sempre se stesso al servizio degli altri e che è tipico della cultura nipponica.

Rientra in questo discorso anche il sacrificio di Stair che spontaneamente si arruola pensando di salvare il prossimo riportando la pace, e come un kamikaze si immola, morendo per una causa superiore che ha abbracciato completamente.


3. Il tema della gentilezza (yasashii)

Un altro tema molto importante che troviamo in questa storia è quello della gentilezza. La voce gentile (yasashii) del lui di Candy, e del Principe della Collina; l’amore gentile, cui Nagita allude quando parla, in una vecchia intervista, dei tre amori pensati per Candy. Ecco, a tal proposito, non si può non notare la differenza tra le aspettative del pubblico femminile, per esempio italiano, a paragone con quelle del pubblico giapponese. 

Nell’altro manga già nominato, Lady Georgie, abbiamo, analogamente a Candy Candy, la tripartizione dell’amore come esperienza della protagonista rispetto ad esso e quindi tre personaggi maschili che incarnano l’evoluzione di questo sentimento: l’amore effimero (Suki) di Georgie per Lowell che in Candy è rappresentato da Anthony, l’amore passionale (Koi) per Abel, Terence in Candy Candy e l’amore del destino, quello gentile, (Ai) per Arthur e che per Candy è Albert. 

Come si intuisce, siamo davanti ad una struttura che si ripete. Ebbene, per i giapponesi, evidentemente, è quello gentile l’amore definitivo perché è questo sentimento che è giudicato il più importante. Molto probabilmente quindi, là dove il pubblico italiano avrebbe scelto la passione come caratteristica da cercare in un uomo, la grande parte del pubblico femminile giapponese davanti ad una scelta di questo tipo avrebbe preferito la gentilezza. Ecco perché Nagita decide di dare questa qualità al compagno predestinato di Candy. 

Ma non inganniamoci, se l’amore di un uomo gentile viene giudicato insufficiente e non gratificante, non appagante quanto sarebbe quello dell’ uomo passionale, del macho, è solo perché di nuovo si commette l’errore grossolano di confondere gentilezza con debolezza ossia “yoway” debole, che nulla ha a che vedere con il concetto giapponese di (yasashisha) qualità della persona tanto apprezzata invece in Giappone. In verità yasashisha ossia gentilezza, è una qualità vincente ed è l’espressione più nobile ed alta della forza, contemplata persino nel Bushido (la Via del Guerriero).


4. La morte nella storia di Candy

Un altro aspetto da tenere in considerazione per comprendere come conoscendo la cultura di appartenenza di un autore e del suo romanzo, possa aprirci la mente alla comprensione di ciò che stiamo leggendo, in modo da non esprimere giudizi errati poiché basati su schemi mentali diversi da quelli rappresentati nell’opera, è per esempio il tema del tentativo di suicidio, presente nella storia di Candy ben due volte.

Questi momenti molto forti nella vicenda, soprattutto quello che coinvolge Susanna Marlowe perché legato alla storia d’amore tra Candy e Terence è stato vissuto molto male dai fans occidentali, alcuni sono arrivati a credere che Susanna stesse bluffando per impietosire. In realtà, attenzione ai giudizi che si danno perché il suicidio, nella cultura giapponese, pur essendo visto come gesto terribile ed estremo è al tempo stesso una morte onorevole e un modo di affrontare onorevolmente una grande disperazione, un dolore per il quale non sembra esservi alcuna via d’uscita. E’ parte della psicologia e della cultura di quel popolo. Alla luce di questo capiamo che in Susanna non può esserci né vergogna né tantomeno finzione, è una cosa molto serie ed è la disperazione a portarla a quel tentativo così come succede con Patty, in seguito alla morte di Stair. E forse, il modo diverso di giudicare il suicidio, in Giappone, spiega perché sia stato trattato in una storia i cui destinatari originari erano bambine e preadolescenti.

Nessuno può negare, perché mai lo si era visto prima, in una storia scritta per ragazzi, che Nagita abbia introdotto quindi temi molto forti come quello del suicidio o della morte di personaggi importanti nella storia, come Stair di cui abbiamo già detto ed Anthony. Il fatto che nel manga prima e nel romanzo poi si assista alla morte violenta di Anthony, è di nuovo prova che ci troviamo di fronte ad un altro aspetto in cui entra in gioco la differenza culturale tra Giappone ed occidente. La morte di Anthony colpisce in modo assoluto per la violenza con cui ci appare e perché accade davanti agli occhi di Candy e con lei davanti agli occhi delle giovanissime lettrici che prendono così diretta coscienza del fatto che la morte può cogliere anche persone della loro stessa età; ma mentre in Francia ci furono proteste da parte di genitori che si lamentavano del trauma inflitto ai loro figli e chiedevano a gran voce che si alludesse alla sopravvivenza di Anthony all’incidente, nulla di tutto ciò ha mai toccato il pubblico giapponese poiché per loro era normale accettare la morte come parte integrante della vita.

E’ importante capire come viene affrontato il tema della morte in quella cultura e il modo con cui viene elaborano il lutto. Pensiamo per esempio al fatto che Candy, come racconta nella lettera a Vincent Brown, si soffermi a parlare con il ritratto di Rosemary, questo modo di fare è tipico di una cultura in cui hanno l’abitudine di costruire santuari o altari all’interno delle abitazioni private con foto dei defunti, a cui accendere incensi e offrire frutta, parlando con loro. In Giappone esiste persino una festa, il festival estivo di Obon dove i giapponesi danno il benvenuto ai morti nel regno dei vivi, con speciali altari eretti per loro, con offerte di cibo, fuochi d’artificio e durante il quale si aprono le case agli antenati affinché si possa dialogare apertamente con loro, ed è da qui che trae origine l’importanza per Candy di dialogare con Rosemary. 


5. La violenza nella storia di Candy

Che dire poi dei così detti gesti “violenti” di percuotere qualcuno presenti nella storia di Candy. L’atto dello schiaffeggiare qualcuno qui è funzionale a far riprendere il controllo di sé e quindi è volto ad aiutare, non è un atto fine a se stesso, una violenza gratuita. 

Anthony preoccupato per la scomparsa di Candy reagisce con uno schiaffo davanti alla risposta non curante di lei ma Candy stessa comprende che è la preoccupazione a far reagire Anthony in quel modo ed è per questa ragione che non se ne dispiace, non perché, come qualcuno potrebbe pensare, sia una masochista. 

Candy colpisce Patty per farla ritornare in sé quando Patty tenta il suicidio e lo fa “per il suo bene” non perché Candy abbia modi maneschi. 

Per quanto riguarda invece lo schiaffo di Terry, esso è frutto solo di immaturità e come tale va visto non come comportamento abusivo, come qualcuno lo ha definito, ad ogni modo nessuno di questi gesti presenti nel romanzo è stato erroneamente interpretato dal pubblico giapponese, o sicuramente non tanto quanto è invece successo in occidente dove il pubblico si è spesso stupito ed indignato, di fronte a quegli schiaffi, sempre per via delle diverse influenze culturali, che non dovrebbero mai essere sottovalutate.


6. La Lettera di Terry

Prendiamo poi la lettera di Terry a Candy, il cui incipit, quello che c’è veramente scritto nell’originale “Candy, sei cambiata?” sottintende che è passato poco tempo dall’ultima volta in cui Candy e Terry si sono visti. La lettera è molto breve e succinta il che può essere rivelatore della personalità dello scrivente ma in sé denota per tono e sfumature come Terry veda in realtà Candy, in modo intimo e quindi è assai improbabili che vi siano stati in mezzo anni tra l’ultima volta in cui si sono incontrati e il momento in cui Terry scrive la lettera. Anche in questo caso leggere ignorando il contesto, che traspare dalle parole e dai toni (nuances) può essere fuorviante.


7. L’adozione

L’adozione di Candy da parte del prozio William Ardlay è stata molto spesso oggetto di contestazione da parte di una certa fandom, perché il prozio nel proseguo della storia, si rivelerà essere quel William Albert che Candy aveva conosciuto come Principe della Collina, suo primissimo amore e come Albert, l’amico vagabondo che l’aveva salvata da una cascata e che, a sua volta, era stato salvato da lei, convivendo insieme durante il lungo periodo di amnesia di Albert. Insomma, colui di cui poi Candy si innamorerà, il terzo amore voluto dal destino, ma questo fatto, che il loro legame fosse cioè iniziato in forza di una adozione, ha sempre rappresentato per alcuni un ostacolo alla possibilità di un sentimento amoroso tra loro, essendo visto da molti come motivo di scandalo, per non dire di ribrezzo. Albert tacciato di pedofilia, di avere concupito la propria figlia adottiva, il tutto come se il rapporto tra loro, inficiato in pratica da una questione legale, non potesse mai sperare di essere sanato. 

In verità l’adozione di Candy non è, come abbiamo già detto in un precedente articolo, un’adozione in senso classico, come quella che conosciamo essere regolata dal nostro ordinamento giuridico, molto simile, peraltro, a quello di tanti altri paesi occidentali, in cui in genere ad adottare un minore è una coppia e di età sufficiente, se rapportata a quella del bambino adottato, da poterne essere veramente i genitori. In questa atipica adozione invece non abbiamo nulla di tutto ciò. In FS, Albert stesso, in una lettera a Candy, osserva che pur essendo un giovane scapolo si ritrova ad avere “una figlia” di soli undici anni più giovane di lui. Il tipo di adozione che il ventiquattrenne Albert mette in atto per accogliere la tredicenne Candy nella famiglia, darle un cognome e tutti i vantaggi e la protezione che quel nome le può assicurare assomiglia infatti, per molti versi, alla adozione a scopo di successione che in genere in Giappone è piuttosto comune soprattutto quando si tratta di grandi patrimoni e di aziende importanti in cui manchi un erede maschio a portare avanti il business di famiglia. Ora, chiaramente, in quelle adozioni non si adotta una persona per darle un padre, una famiglia in senso affettivo, ma per avere qualcuno che porti avanti il nome e l’attività e molto spesso si tratta di un giovane uomo che per matrimonio combinato, sposa proprio all’interno della medesima famiglia, si chiama "Muko Yoshi", letteralmente "sposo adottato". Non dico si tratti esattamente della stessa cosa, certo, Candy è una ragazza e non spetterà a lei portare avanti il cognome di famiglia, non è questa la motivazione dietro al gesto del capo degli Ardlay, ma in un certo senso il motivo e la modalità dell’adozione di Candy ha molto più in comune con questo istituto di quanto non l’abbia con l’adozione in senso classico, ed è sicuramente plasmata invece sul principio del buon samaritano cioè offrire rifugio e protezione ad una persona priva di mezzi. Ricordiamo però che in Giappone la discendenza di sangue è tutto, per cui se non sei un consanguineo non sarai mai visto né considerato un vero figlio.


8. I fili invisibili

E veniamo ora ad una tematica altamente indicativa del fatto che ci troviamo davanti ad un romanzo giapponese ossia il tema dei fili invisibili o i fili del destino, il concetto di predestinazione.

Miss Pony racconta a Candy di questi fili e dice che sono infiniti e che finché non si spezzano non si deve mai perdere la speranza. Il tema del filo rosso del destino che, legato al dito mignolo di due persone predestinate le tiene unite per sempre, indissolubilmente, si ripresenta ripetutamente per tutta la storia e riguarda per esempio il rapporto di tra Anthony e Candy, dove Anthony dice di sentire quel legame, quel filo che lo unisce a Candy, un filo però che purtroppo si spezzerà con la morte del ragazzo e per questo motivo, poiché Candy non è predestinata a lui ma lui lo è a lei, Candy non avvertirà quel legame speciale.

Naturalmente è un tema che torna poi rispetto ad Albert il quale sente il legame con Candy, avverte la presenza di questo filo invisibile come pure Candy lo sente per lui, non per niente è lui l’amore del destino di Candy.

Candy dice rispetto ad Albert: "La sola sua presenza bastava inspiegabilmente a tranquillizzarmi. Ora riesco a comprendere il significato di quel legame invisibile che ci univa."

E Albert rispetto a Candy: "Il fatto che ci siamo incontrati così per caso però mi fa pensare a quel filo misterioso che ci unisce e di cui mi parli sempre.”

Ma il fato non solo unisce a volte separa ed è esattamente ciò che succede tra Candy e Terry. Non a caso tra loro non si parla mai dei fili del destino.

Comunque sia, è indubbio che ci troviamo davanti a riferimenti ed allusioni propriamente orientali. 


9. La ricerca della felicità dell’altro

Concludo, con un altro aspetto da cui non possiamo prescindere parlando di un romanzo giapponese poiché sovente, in quella letteratura, così come nei manga ricorre il concetto di “ricerca della felicità della persona amata”, come prova dei propri sentimenti per lei. In realtà questo aspetto si riallaccia in parte a ciò che si è detto in precedenza proprio parlando della parola amore nella storia di Candy. In FS ci accorgiamo che non solo Candy cerca la propria felicità ma che tutti coloro che le vogliono bene si augurano che lei possa trovarla, tuttavia Albert, lungo tutta la storia, agisce e si prodiga affinché Candy possa essere felice, questo è molto importante nella ricerca delle radici giapponesi della storia perché ne fa parte, siamo nell’ottica dell’amore altruista, dell’amore per l’altro che viene prima del sé.

Albert non dice a Candy ti amo ma si prodiga per lei nel quotidiano, ripara oggetti per lei, le prepara i pasti, veglia su di lei, le prova di amarla prendendo a cuore la sua felicità, anche questo dimostra nuovamente che la parola amore in sé non ha poi tutta questa importanza nella cultura giapponese, ma che il senso dell’amare può essere espresso alludendo a concetti quali la gratitudine e la felicità, in grado di far comprendere all’altra persona quanto sia profondo il sentimento che li lega.

FS, ultima Lettera di Albert a Candy: 

“…Hai fatto tutto questo per un uomo che ti è stato d’aiuto solo una volta nella vita. Le parole non riusciranno mai ad esprimere la mia gratitudine nei tuoi confronti. Anche in futuro, voglio fare in modo che tu riesca a trovare la felicità.


Ringraziamento:

Un ringraziamento speciale va a Sweet Poupee il cui aiuto prezioso è servito a far luce sui numerosi richiami culturali giapponesi presenti nella storia di Candy.


Immagine: Candy Candy Final Story di Keiko Nagita ed. Shodensha 2010


Riferimenti bibliografici:

https://nipponrama.com/it/ti-amo-giapponese/

https://thelanguagequest.com/soul-in-japanese/

https://www.aibi.it/ita/giappone-ladozione-e-il-nuovo-business-delle-grandi-aziende/

https://asianminato.com/japans-high-context-culture-why-japanese-dont-say-no-in-their-language

https://www.linkiesta.it/2020/10/ikigai-giappone-amore-occidente/

https://finalstorycandycandy.com 

https://www.tokyoweekender.com/2020/08/obon-japan-festival-of-the-dead/







giovedì 6 maggio 2021

L’EPISODIO DI ROCKSTOWN E LA LETTERA AD ELEANOR BAKER




Quando Albert all'improvviso lascia la casa della Magnolia, dopo aver riacquistato la memoria perduta, Candy cade preda dello sconforto. Ormai da un po’ di tempo, nel romanzo sicuramente da almeno un paio d’anni, vivevano insieme, ora Candy si trova completamente sola e si sente persa. Ha perso non solo un amico, un coinquilino prezioso che l’aveva aiutata ad affrontare la quotidianità ma anche un confidente con il quale si era aperta, raccontandogli praticamente tutto di sé, compresi i suoi passati amori. Albert era un punto di riferimento, la sua roccia, colui che l’aveva aiutata a superare la separazione da Terence e la morte di Stair, ma era anche colui che le aveva chiesto di affrontare la vita insieme dividendo tutto, gioie e dolori. Che fine aveva dunque fatto quella promessa? Come poteva ora essere liquidata così con una semplice lettera di scuse per averle creato dei problemi e del denaro a risarcimento di quel “disturbo”?

Nel manga la nostalgia per Albert è visivamente ben rappresentata, Candy torna col pensiero alle giornate in cui vivevano uniti, sotto lo stesso tetto; giorni in cui si alzavano e facevano colazione insieme, nelle tazze che lei stessa aveva comprato con le loro rispettive iniziali, serate in cui si coricavano in pigiami identici nella stessa stanza, usando un letto a castello. La solitudine di Candy è palpabile in quelle illustrazioni e fa una gran tenerezza.


Anche nel romanzo Candy racconta di questo periodo doloroso in cui lei si è ritrovata di nuovo sola ad affrontare una vita che fino a poco tempo prima era condivisa con una persona che si era trasformata in un punto fermo per lei, occupando, senza che neanche se ne fosse accorta, un posto sempre più importante nel suo cuore. In Final Story rimprovera Albert per averla lasciata, per non avere tenuto fede alla promessa di condividere tutto, prendendo una decisione unilaterale che lei aveva dovuto subire senza poter controbattere, né tentare di dissuaderlo e che l’aveva lasciata nell’angoscia di non sapere che fine avesse fatto: “Con Albert ci eravamo ripromessi di condividere tutto, le cose brutte e le cose belle. Era stato proprio lui a propormelo. Io riuscivo a parlargli di qualsiasi cosa: di Terry, di Susanna….persino delle cose che non confessavo nemmeno ad Annie. Allo stesso modo, ero convinta che anche lui avrebbe condiviso con me ogni cosa, e invece….Ero davvero preoccupata che potesse essergli successa una disgrazia. Prima di andarsene, mi aveva lasciato un’ingente somma di denaro per scusarsi del “disturbo” che era convinto di avermi arrecato, ma quella era davvero l’ultima parola che avrei voluto utilizzasse. Inoltre, non sapevo da dove venissero tutti quei soldi. Quante notti insonni pervase dall’ansia di non sapere dove fosse. Quando ci siamo ritrovati, molti dubbi si sono sciolti in un attimo, ma ero comunque arrabbiata. Ricordo di averlo sgridato dicendo: “Per la preoccupazione mi è sembrato di invecchiare di colpo!”

Albert ha deciso di allontanarsi sia per Candy che per se stesso. Dopo che ha riacquistato la memoria ha dovuto riprendere i contatti con la famiglia e i suoi doveri come capo dell’azienda, ha resistito per un po’ perché non voleva lasciare l’intimità della vita accanto a Candy ma ad un certo punto non ha più potuto tenere i piedi in due scarpe, fingere con lei di non sapere chi fosse e contestualmente recarsi al lavoro ogni giorno in auto con autista e uomini di scorta, anche perché la cosa non sarebbe rimasta coperta, anzi, era effettivamente già stato scoperto dai vicini di casa e lui stesso additato come qualcuno che faceva affari sporchi con individui di dubbia reputazione ed onestà. Questa situazione era dunque diventata insostenibile per Albert e rischiava di compromettere Candy che dopo avere perso, sempre per via della loro convivenza, il lavoro all’ospedale, ora si trovava di fronte al pericolo di essere addirittura cacciata via dall’appartamento. Ed è appunto a questo che Albert si riferiva con la parola “disturbo” .

Ma Candy non si rassegna alla scomparsa di Albert e perciò decide di realizzare un suo ritratto da affiggere in giro per la città nella speranza che qualcuno possa identificarlo ed indicarle dove poterlo ritrovare, inutile dire che le doti di disegnatrice di Candy lasciano alquanto a desiderare, sarà invece il Dottor Martin a realizzare un ritratto verosimile da utilizzare allo scopo. In FS dice: “D’un tratto, volgo lo sguardo verso un ritratto che fa capolino dal portagioie. Non posso fare a meno di sorridere, e allungare una mano per prenderlo.  Si tratta del ritratto di Albert fatto dal dottor Martin. E’ stato eseguito quando il mio amico ha fatto improvvisamente perdere le sue tracce e ci siamo tutti messi a cercarlo. Avevo provato a disegnarne uno anch’io, ma era troppo infantile e non gli somigliava affatto.”



Ad un certo punto, nel manga accade un evento del tutto inaspettato, a Candy arrivano notizie di Albert, ma non perché qualcuno lo abbia riconosciuto nell’identikit realizzato dal Dottor Martin bensì perché Albert stesso decide di mettersi in contatto con Candy. Le manda un pacco e un biglietto. Nel pacco c’è un grazioso soprabito primaverile e nel biglietto un messaggio : “Ti penso sempre”. Dal timbro postale Candy realizza che la spedizione è stata inviata da una località chiamata Rockstown, una piccola città rurale di provincia sicuramente non lontana da Chicago ma nemmeno così vicina poiché la si raggiunge via treno comunque, manco a dirlo, Candy si precipita, quasi sicura di trovare Albert in quel luogo sconosciuto. 



Di Albert purtroppo nessuna traccia ma la città è piccola e quindi non è difficile per Candy notare l’insegna di un teatro viaggiante che sta rappresentando lì e che usa, per attrarre l’attenzione del pubblico, il nome del celebre ex attore di Broadway: “Terence Graham”. 
Candy non può ignorare quell’insegna, prende un biglietto ed entra nel tendone per assistere ad uno spettacolo che si rivelerà essere il più desolante che abbia mai visto. Terence fa il suo ingresso barcollante, a mala pena si regge in piedi poiché è completamente ubriaco e sembra faticare a ricordare le battute, il pubblico lo prende in giro, lo insulta. Davanti a quello spettacolo pietoso a Candy vengono le lacrime agli occhi, cerca di zittire la folla urlante e si dispera al pensiero che sia stata la loro separazione ad averlo portato a quel punto. 
Mentre tra il pubblico accade tutto questo, sul palco gli occhi di Terry si posano su Candy, la vista della ragazza in lacrime gli mostra il riflesso di se stesso e cioè di quanto in basso sia caduto. Non sa se credere alla presenza di Candy o se si tratti di un miraggio ma tanto basta per scuotersi, riprendere il sopito vigore, quello che in passato dava forza e spessore alla sua recitazione e Terry riesce così ad elevarsi al di sopra di quel misero palcoscenico tanto da fare intravedere a Candy di avere finalmente reagito. Candy, con il cuore, gli dice di tornare a Broadway e da Susanna e che solo sapendolo felice anche lei potrà esserlo, come se la felicità di Candy rispetto a Terry risieda nel saperlo felice e realizzato nella professione e con Susanna. 
Poi Candy lascia il teatro, senza guardarsi indietro, non si trattiene per parlargli anzi, una volta uscita, si rimette subito alla ricerca di Albert. Prima di proseguire però Candy viene fermata da Eleanor Baker, madre di Terence, che si trova nella medesima città per seguire suo figlio, c’è un breve confronto tra le due in cui Miss Baker dice a Candy di avere notato come la recitazione di Terry sia cambiata grazie alla sua presenza in mezzo al pubblico e che Terry deve averla notata altrimenti non si sarebbe mai riscosso.

Entrambe concordano sul fatto che ormai Terry si riprenderà e Candy nel manga dice di sapere che Terry ce la farà perché, pensa: “ti ho amato”, confessione che nel romanzo gli farà in un lettera non spedita. Sappiamo, poiché nel manga vediamo anche la versione di Terry della storia, che lui farà la cosa giusta, ritornerà al suo mondo, il mondo del teatro, a cui appartiene più che a chiunque altro. Terry in fondo non appartiene né a Candy né a Susanna ma al palcoscenico e lo ammetterà a se stesso dicendo che tornerà a Broadway e ricomincerà a recitare di nuovo perché sa che questo è il suo destino. 

Ora, a cosa serve l’episodio di Rockstown? A mio avviso serve ad entrambi i personaggi: a Terry perché esca dal baratro in cui è piombato, cosa che farà appunto grazie a Candy, ma serve anche a Candy, perché Candy non può essere completamente felice sapendo che questo ragazzo che ha amato e a cui vuole ancora bene come ancora vuole bene ad Anthony, brancola nella disperazione più nera, affogando se stesso nell’alcol e sprecando il proprio talento. 
Ma cosa c’entra Albert in tutto questo? Nel manga c’entra e molto anche perché è grazie a lui ,“deus ex machina” di quell’incontro, che i due ragazzi faranno finalmente i conti con la decisione che presero a New York, anche se non per tornare sui loro passi ma per confermare che alla fine la decisione era quella giusta e che da essa possono uscirne entrambi alla grande. 
Sul treno del ritorno Candy riflette sull’accaduto e sul fatto che pur essendo andata lì alla ricerca di Albert non lo ha trovato ma ha trovato invece Terry e si chiede se non sia stato proprio Albert ad averglielo voluto far incontrare. Il motivo per cui ciò è accaduto, se come è molto probabile, è stato un incontro da lui combinato, potrebbe essere che Albert abbia compreso che Candy non avrebbe potuto chiudere completamente con Terry se non lo avesse confrontato, se non avesse in qualche modo potuto cercare di aiutarlo a riprendersi la sua vita. Non ha nemmeno dovuto parlargli è bastata la sua sola presenza lì per ottenere il risultato ma alla fine di quella giornata entrambi sono sicuramente più sereni e fiduciosi del futuro. Oppure, come alcuni pensano, potrebbe essere che Albert abbia messo da parte i propri sentimenti per Candy e pensando di fare la sua felicità abbia voluto farli incontrare per aiutarli a rimettersi insieme, nel caso avessero voluto farlo, naturalmente, cosa questa che di fatto non accade, in quanto: sia il loro amore che la loro felicità reciproca sta nel tenere fede alla promessa fatta di mettersi da parte per il bene di un terzo, Susanna. In fondo nella frase : “ce la farai, lo so perché ti ho amato” è sintetizzato proprio questo concetto: solo essendo capaci di tenere fede alla promessa reciproca di raggiungere entrambi ma autonomamente la felicità, come si erano ripromessi quella sera a New York, possono dimostrarsi l’un l’altro che c’è stato un tempo in cui quel loro sentimento era vero, era reale e hanno potuto fare qualcosa l’una per l’altro in forza di quell’amore. 
Comunque sia non sapremo mai le vere motivazioni di Albert, perché poi il discorso Rockstown non verrà più affrontato ma, personalmente credo che, come lui stesso dice in quel biglietto, il pensiero fisso a Candy e alla sua felicità abbia fatto pensare ad Albert che cercare per lei Terry e farglielo incontrare avrebbe contribuito proprio a questo scopo e credo che di fatto ci sia riuscito perché Candy in una tavola successiva del manga, mentre sta facendo ritorno a Chicago constata che è stato bello incontrare Terry e che è stata felice di averlo anche solo rivisto.



L’episodio di Rockstown è molto importante ma è un po’ controverso poiché la linearità del modo in cui si svolge nel manga viene ridimensionata sia nelle “Novelle”, la cui prima edizione è quasi contemporanea al manga, che nell’evoluzione di queste, “Candy Candy Final Story”. 
Differenze importanti nella narrazione della vicenda si devono principalmente alla diversità nello stile narrativo adottato nel romanzo. Rockstown, nelle due versioni del romanzo, viene infatti raccontato nel terzo libro, quello dedicato alla parte epistolare quindi, mentre nel manga il racconto viene vissuto direttamente dai vari personaggi in una sequenza di eventi coerenti e logici : “Albert lascia la Magnolia, Candy si dispera ma poi riceve da Albert stesso l’input su dove potrebbe trovarsi, quindi si reca sul luogo dove, anziché trovare Albert, trova invece Terry ed incontra anche Eleanor Baker”, nel romanzo la vicenda è raccontata solo dalla prospettiva di Candy, manca totalmente quella di Terry, e sommariamente descritta per il tramite di lettere ad Eleanor e a Terry, con delle differenze perché mentre nelle novelle, l’episodio è solo brevemente accennato nella lettera ad Eleonor ma raccontato in quella non spedita a Terry, l’esatto opposto avviene in Final Story dove Rockstown è narrato solo nella lettera a Miss Baker.
Vediamone i vari punti.  Versione novelle - lettera a Terry, che Candy non spedirà:  “….Credo che Dio abbia voluto che ti trovassi per caso durante la rappresentazione di una compagnia sconosciuta. Era un giorno di inverno. Eri ubriaco e in uno stato terribile. Sono quasi saltata sul palco per colpirti forte e gridarti : “Riprenditi! Torna in te! Combatti! Avrei voluto farlo per te. Terry, potevi forse sentire la mia voce che mentalmente gridava, in quel momento? Perché ad un certo punto, nel bel mezzo della rappresentazione, ti sei riavuto e hai recitato con la passione …..che mettevi un tempo. Sei apparso come una persona diversa da quella che eri quando avevi iniziato; la tua recitazione si è fatta vigorosa. Non ho potuto trattenere le lacrime per l’emozione. E’ difficile descrivertelo.
“QUESTO sei tu. Questo è Terry!” ho mormorato con il pensiero.”

Versione di CCFS, lettera ad Eleanor Baker : 
È passato molto tempo da quando ci siamo parlate a Rockstown.
Ero arrivata in quella città per puro caso, durante la ricerca di un amico che era scomparso e a cui dovevo la vita. Non avrei mai pensato che Terry stesse recitando nel piccolo teatro di una cittadina di provincia, affiancando una compagnia di attori girovaghi… non riesco ad esprimere a parole la sorpresa e il dolore provati in quel momento. 
Sui giornali avevo letto che la recitazione di Terry si era fatta meno efficace, causandogli l'allontanamento dalla compagnia Teatrale Stratford. Tuttavia, non volevo crederci… Ho cercato di convincermi che si trattasse solo di dicerie.
Terry era finalmente lì, davanti ai miei occhi… Avrei voluto catapultarmi su quel palco misero e malridotto e, tra le lacrime, colpirlo forte al petto. Avrei voluto chiedergli a cosa fosse servita quella notte in cui siamo stati strappati l’uno all'altra. Ma non ne sono stata in grado. Forse, però, è avvenuto un miracolo e la voce del mio cuore è arrivata fino a lui. 
All'improvviso, infatti, è sembrato che la recitazione di Terry riprendesse vita, e per un istante ho visto risplendere in lui la luce di un tempo. In quel momento ho avuto la certezza che ce l'avrebbe fatta a risollevarsi.
Volevo tanto rivederlo… ma non in quel modo. ……….Uscita dal teatro, mi sono ritrovata confusa, senza sapere più cosa fare. In quel momento lei è venuta a parlarmi. E’ stata davvero gentile con me, nonostante ci fossimo incontrate una sola volta………. Il fatto che ci siamo incontrate in un posto simile mi ha fatto anche pensare che siamo sospinti da una forza misteriosa.

Dunque, secondo il romanzo, parrebbe che Candy imputasse ad una forza trascendente: Dio o una non meglio precisata “Forza Misteriosa”, il merito di averla condotta proprio in quel luogo. Quindi, mentre nel manga è Albert stesso ad indirizzarla a Rocktown, nel romanzo, Nagita “sembrerebbe” aver voluto escludere Albert come fautore dell’arrivo di Candy in quella città. 
Potrebbe essere che Nagita abbia preferito che Albert stesse fuori da tutto questo e non agisse insomma né da cupido, né intercedesse per alleviare il dolore di Candy? Si potrebbe, ma lo ha effettivamente fatto? Intanto, in merito al dolore di Candy rispetto a Terry, esso non è più da ritenersi dovuto ad un sentimento a quei tempi ancora esistente tra loro e quell’amore negato sull’altare del dovere verso Susanna, in obbedienza ad una promessa fatta, è già effettivamente superato in Candy, lasciando il posto, a mio avviso, ad un dolore molto diverso, quello che deriva a Candy dal dolore di Terry, dalla sua infelicità. E’ questo che la ferisce ed è per questo che quando intravede la possibilità per Terry di rinascere, Candy se ne va senza voltarsi indietro per proseguire con la propria missione, ossia ritrovare Albert. Possiamo anzi dire, che Rockstown rappresenti la terza separazione tra Candy e Terry. Pur tuttavia Albert, secondo questa diversa dimensione narrativa non interferirebbe, non si intrometterebbe in alcun modo. Certo, tutto ciò è legittimo, in fondo la storia è solo sua, di Nagita, e solo sua la scelta di come e perché Candy si rechi a Rockstown, anche immaginare quindi che siano forze soprannaturali a spingere Candy fin lì. Rimarrebbe però il fatto inspiegabile di come queste forze si sarebbero messe in moto per dirigere Candy verso la cittadina di Rockstown. Nel manga giustamente ci si è sentiti in dovere di giustificare la decisione di Candy di salire su quel treno diretto lì sulla scia di un indizio molto incisivo, il nome di quella località indicato dal timbro postale su un pacchetto indirizzato a lei. Certo, un timbro postale non ha la carica poetica ed emotiva di qualche forza occulta ma è sicuramente molto più verosimile. 
Ciò posto in tutta onestà non credo possibile che Nagita veramente volesse escludere Albert da quel ruolo di regista che, dietro le quinte, muove i fili affinché Candy possa confrontarsi con quanto sta succedendo lì, invece di lasciare che continui a tormentarsi nel dubbio non sapendo che fine abbia fatto Terry. Non è ingerenza, non significa avere voluto forzare Candy a fare qualcosa che non voleva, infatti Candy è perfettamente in grado di decidere se affrontare Terry, oppure no, se parlargli direttamente o lasciare che da solo si renda conto che è tempo ormai di smettere di autocommiserarsi per provare a riprendere in mano la propria vita, ed è proprio ciò che Candy vedrà accadere davanti ai suoi occhi, come Terry sia ancora in grado di reagire e di tornare ad essere un vero attore. Il caso però ha effettivamente operato in modo del tutto inaspettato poiché sicuramente nessuno, nemmeno Albert, poteva prevedere che anche Eleonor si trovasse in città. E’ l’incontro tra loro che Nagita ha voluto rendere fortuito dandole l’impressione che forze superiori fossero all’opera per farle incontrare. L’incontro con Eleanor è ulteriore rassicurazione per Candy che, senza più timore per Terry, può serenamente lasciarlo alle cure di sua madre oltre che alla propria, di Terry, capacità di ricominciare. 
Un particolare interessante però è che in Final Story diversamente dalle Novelle, Albert c’entra eccome con questa vicenda, viene cioè chiarito nella versione FS della lettera ad Eleanor, cosa che manca totalmente nelle Novelle, la ragione per la quale Candy si trovava a Rockstown: Ero arrivata in quella città per puro caso, durante la ricerca di un amico che era scomparso e a cui dovevo la vita.” Candy non era tenuta a spiegare ad Eleanor il motivo per cui si trovava in quel luogo ma Nagita ha voluto precisarlo, ovviamente avremmo comunque saputo dal manga il motivo per cui era andata lì, ma averlo detto in quella lettera suona come se Candy abbia voluto sottolineare alla signora Baker esattamente questo: “…..non si illuda, diversamente da lei, non stavo seguendo Terry e anche se mi sono imbattuta in lui chi veramente volevo trovare era un’altra persona”.  
Il fatto comunque che Nagita abbia tolto il riferimento a Dio presente nella lettera a Terry spostando su quella ad Eleanor il riferimento a forze misteriose che le avrebbero fatte incontrare è anche sintomo che molto probabilmente è proprio all’incontro tra loro due, lei e Miss Baker, che Candy intende riferirsi quando allude al caso.
In merito alla lettera a Miss Baker nelle due versioni : novelle e Final Story, è interessante notare infine che pur avendole scritte, in entrambe le edizioni, per ringraziare la madre di Terence del biglietto inviatole per invitarla alla prima dell’Amleto, a riprova che da Rockstown Terence è uscito a testa alta, riprendendosi il proprio posto a Broadway, il tenore della risposta di Candy è piuttosto diverso, vediamo come, Novelle: 
“Le sono molto grata per il pensiero. Mi ha detto che gentilmente manderà un’auto a prendermi nella data stabilita. Ma non ci posso andare. Voglio vedere davvero la rappresentazione dove compare Terry. Ma allo stesso tempo non voglio. Se lo vedessi recitare, vorrei incontrarlo. Vorrei parlargli. Diversamente dalla rappresentazione di quel teatro di strada in quella città, finalmente potrei vedere Terry recitare. Ma ho deciso di rinunciare. C’è ancora il mio ricordo doloroso di New York. Non posso sorridere e dire che quel ricordo sia cambiato. Dopo  un po’ ……il tempo curerà tutto ciò. 
Mi dispiace, signorina Baker.
Per favore mi perdoni per la scortesia di mandarle indietro il biglietto di invito.

Final Story:
Tuttavia, mi trovo costretta a rifiutare il suo affettuoso invito, Miss Baker.
Vorrei tanto vederlo recitare, ma al tempo stesso ne ho paura.
Se assistessi alla rappresentazione, di certo avrei voglia di riabbracciarlo*.Lo aspetterei, per dirgli almeno una parola.
E poi c’è la promessa fatta a Susanna Marlowe. Le ho giurato che non ci saremmo mai più rivisti.
Credo che Terry sia perfetto per interpretare Amleto. Come preannuncia la critica, sarà di certo un grande successo.
La prego di perdonarmi, Miss Baker. Io apprezzo immensamente quello che ha fatto. Solo guardando questo invito mi sembra di poterlo vedere sul palco e di sentire le grida entusiastiche e gli infiniti applausi del pubblico. Conserverò questo biglietto come il più prezioso dei tesori.

Come possiamo vedere nella prima stesura, in modo anche piuttosto brusco Candy rifiuta categoricamente non solo di andare alla rappresentazione ma rimanda indietro il biglietto offerto dicendo che il ricordo di New York le brucia ancora, la fa ancora stare male, è evidente come qui Candy non abbia ancora elaborato e superato il suo dolore per la separazione anche se è consapevole che il tempo la guarirà da quella ferita.
In Final Story al contrario Candy ringrazia e dice che non andrà per più di una ragione ma conserverà come il più prezioso dei tesori quel biglietto. Come si può percepire Candy è serena, come lo era all’uscita dal tendone a Rockstown, e soprattutto come lo era dopo aver parlato con Miss Baker in quella occasione, anzi è ancora più serena e soprattutto è già andata oltre. Non c’è più nulla di doloroso, può tranquillamente far tesoro di quel biglietto perché esso è semplicemente la dimostrazione che Terry ha raggiunto il proprio equilibrio facendo ciò per cui è nato. Questo atteggiamento di Candy segna dopo Rockstown una definitiva chiusura nei confronti di Terry. In verità, in Final Story, Candy chiude con Terry diverse volte: la prima a New York, la seconda a Rocktown, la terza nella lettera ad Eleanor, la quarta in quella non spedita a Terry che la segue direttamente, con quel “ero innamorata di te” e poi con la chiusura definitiva del suo diario della Saint Paul School, di cui abbiamo parlato in un’altra occasione.___ 

*Nel testo originale di Final Story, Candy non parla di volerlo riabbracciare, ma di volerlo incontrare e parlargli
テリィの舞台は観たい……でも、観たくないのです観ればきっと、会いたくなります。会って、一言でも話したくなります。

Crediti per le immagini del manga a Yumiko Igarashi